Dollari, Euro e Bitcoin Sono Tutte Monete Immaginarie

Renditi conto che tutto ciò che vedi è stato creato nel corso dei millenni, e si è installato nelle nostre teste come verità. Sì, anche se ci piace pensare che i dogmi siano altri.

Prendiamo la moneta. Ci è stato raccontato che la moneta (in una sua qualsiasi forma) nasce per superare il concetto di baratto, ma siamo sicuri sia così? In realtà gli economisti sanno perfettamente che la moneta di turno è soltanto la dimostrazione di un credito nei confronti di qualcuno, esattamente come un assegno o una qualsiasi altra attestazione che sia riconosciuta da un gruppo (piccolo o grande) di persone che abbiano interessi in comune.

Quindi in pratica la moneta (ovvio che sto parlando di quelle senza valore intrinseco, quindi non di quelle d’oro o d’argento, per capirci) è niente di più che il simbolo di qualcosa. Tra l’altro è stato dimostrato (se ne occupò anche Luigi Einaudi nel suo scritto “Teoria della Moneta Immaginaria da Carlomagno alla Rivoluzione Francese”) che un sistema economico evoluto trova il suo ottimo quando la moneta è svincolata dal valore reale, e questo proprio perché è possibile intervenire con politiche adeguate alla situazione economica.

La vera moneta, quella che circola, non vale

Legge di Gresham

A cosa servono le monete

La verità è che la moneta serve esclusivamente a consentire scambi più agevoli a tutti i livelli: dal locale all’internazionale. Ma dal momento che è così, cosa ci impedisce di scegliere di usare una moneta invece che un’altra? In realtà niente, non fosse altro che tanti soggetti vogliono guadagnare da questi scambi: l’erario e le banche in primis.

Le banche perché sono agenti dello Stato che creano moneta immaginaria (e già). Lo Stato perché riceve interessi su questo, ovviamente, e perché in modo diretto e indiretto spinge affinché l’economia giri e possa alimentare la “macchina finanziaria” dei suoi apparati. Se poi pensiamo alla progressiva e serpeggiante manovra di demonizzazione del denaro contante possiamo aggiungere che lo Stato ci guadagna anche dal controllo del flusso di debiti e crediti che ognuno di noi ha ogni giorno e che rappresenta parte della nostra ricchezza da sottomettere a tassazione.

Ah, con la progressiva dematerializzazione del denaro c’è un altro agente in gioco: il sistema finanziario globale che consente scambi più veloci di quelli bancari (ne sono un esempio VISA e Mastercard).

Il Bitcoin

Bitcoin (con la lettera maiuscola) è una rete di scambi (blockchain, catena di blocchi), che ha come unico scopo il mantenimento distribuito (ovvero non centralizzato, quindi chiunque può possedere una copia/nodo funzionante) del registro delle transazioni, e quindi dei debiti/crediti.

Scrivere invece bitcoin con la lettera minuscola fa riferimento al gettone (lo vogliamo chiamare moneta immaginaria?) che viene usato per poter scrivere/registrare una transazione sulla blockchain. Se ricordi i telefoni a gettoni il principio è esattamente quello: per usare la rete paghi i soldi della rete. Poi i gettoni li usavamo anche al market o al bar, giusto per avere un’altra riprova del fatto che la moneta è una convenzione utile al commercio.

Tutti gli scambi che avvengono sulla blockchain sono tracciati, tutto è trasparente e immodificabile (ad esempio qui). Ma soprattutto non possono essere creati bitcoin dal niente al di fuori di quelli previsti fin dalla partenza del progetto, ovvero 21 milioni che vengono “liberati” progressivamente. Moneta immaginaria sì, ma non manipolabile alla bisogna da Stati ed entità sovrastatali.

Ricorda che Economia e Finanza non sono 2 facce della stessa medaglia, e non farti spaventare troppo da chi guadagna controllando il denaro.

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